Fish Dependance Day: WWF, fine delle ‘scorte’ europee, da domani si consuma pesce importato

Northern bluefin tuna (Thunnus thynnus) off the coast of Spain.

Dal 6 aprile l’Italia ha già esaurito le proprie risorse ittiche interne. L’ultimo rapporto FAO mostra gli oceani  fortemente sfruttati e milioni di persone che dipendono da essi

Dagli oceani arrivano due segnali di allarme: il primo è stato pubblicato dalla FAO nel rapporto “SOFIA” appena pubblicato e che evidenzia il drammatico stato in cui versano i nostri oceani. Circa il 33% degli stock ittici globali è in stato di sovrasfruttamento e circa il 60% viene pescato al massimo della propria capacità. Nonostante l’incremento annuale del consumo di pesce a livello globale (3,2%) abbia superato la crescita della popolazione (1,6%), più di 800 milioni di persone continuano a dipendere da questa risorsa per la propria sopravvivenza, come fonte di cibo, guadagno e sostegno, sia nella pesca che per l’allevamento. Il secondo segnale è la fine ‘simbolica’ per l’Europa delle proprie scorte di pesce: oggi è, infatti, il Fish Dependence Day europeo: ciò vuol dire che da ora e per tutto il resto dell’anno, l’Europa dipenderà dalle importazioni di pesce, crostacei e molluschi per soddisfare la richiesta dei consumatori della regione. Sulle nostre tavole c’è infatti più pesce di quanto se ne possa pescare nei nostri mari o allevare nei nostri impianti di acquacoltura. Oltre metà della domanda europea di pesce è ‘soddisfatta’ dal resto degli oceani, soprattutto dai paesi in via di sviluppo che forniscono la metà del pesce presente nel ‘piatto’ dei consumatori europei.

“In poco più di 3 mesi, l’Italia ha consumato l’equivalente dell’intera produzione ittica annuale nazionale e la restante parte dell’anno dipenderà dalle importazioni di pesce, soprattutto dai paesi in via di sviluppo. E’ nostro dovere gestire gli oceani con più attenzione se vogliamo che il pesce continui a nutrire le generazioni future: oggi assistiamo ad una inversione di paradigma, il settore ittico è  in crisi, i pescatori diminuiscono ma non lo sforzo di pesca. Significa che si pesca meno ma peggio”Dichiara la presidente di WWF Italia, Donatella Bianchi che aggiunge: “Il Fish Dependence Day europeo è arrivato un mese prima rispetto a quanto accadeva nell’anno 2000: fino a trent’anni fa l’Europa riusciva a soddisfare la propria domanda interna con pesca e allevamento locali fino a settembre o ottobre. Dobbiamo modificare le politiche globali, la richiesta e il consumo, in una direzione sostenibile, se non vogliamo esaurire il pesce rimasto a disposizione. Dobbiamo inoltre considerare le nuove minacce, come l’incontenibile diffusione delle plastiche nei nostri mari, che entrando nella catena alimentare riducono ulteriormente la disponibilità di risorse ittiche. Dai prossimi anni il ‘Fish dependance day’ potrebbe essere sostituito dal fish plastic day”.